"La memoria dell'acqua"

Giorgio Scala in mostra a Roma per Otto Gallery. 7 luglio - 30 settembre 2022
Piazza Mazzini 27, Roma

OUR ROLE

Illustrare il mondo degli sport acquatici attraverso lo sguardo di Giorgio

OUR CLIENT

OTTO Gallery

OUR MISSION

Emozionare attraverso le immagini e rendere tangibile l’adrenalina che anima gli atleti

Luce
Acqua
Forza

La mostra di Giorgio Scala si inserisce nel panorama espositivo della OTTO Gallery con le sue opere legate al mondo dello sport acquatico.
L’editing dell’allestimento è stato pensato in ottica autoriale, tralasciando il racconto più strettamente reportagistico del singolo evento, egregiamente raccontato attraverso le lenti di Giorgio nel corso della sua lunga carriera di fotografo della Nazionale Italiana di Nuoto. 
La mostra di Giorgio si può definire quindi una vera e propria immersione visiva negli sport acquatici, per la quale sono state scelte immagini che distano molto tra loro sia a livello cronologico che della specialità sportiva, ma che invece creano nel loro insieme un piacevole e ritmico percorso visivo, che attraversa trasversalmente il lavoro decennale dell’autore, allo stesso tempo coerente e di grande impatto”.
Tra le foto che si spiegano da sole, care ad Ansel Adams, e le complicate elucubrazioni necessarie per cercare di capire le immagini proposte (e spesso premiate) nel XXI secolo, c’è una via di mezzo: la cronaca.
Ecco, io abito là.

Giorgio Scala
OTTO Gallery è un uno spazio espositivo prettamente fotografico inserito all’interno di OTTO Rooms, un’elegante Guest House nel cuore del quartiere Prati a Roma, inaugurata a novembre 2018.
Un pionieristico concetto di accoglienza che permette agli ospiti della Guest House di fruire gratuitamente delle opere esposte negli ampi spazi comuni, e nello stesso tempo concepito come vera e propria “casa del fotografo”, in cui tutti gli appassionati di questa nuova arte possano incontrarsi per condividere, confrontarsi e crescere attraverso tutti gli eventi organizzati e proposti.
L’idea nasce dalla grande passione di Simona Ottolenghi, architetto, fotografa ed accompagnatore turistico abilitato, e di Roberto Gabriele, fotografo professionista da più di 20 anni e anche lui accompagnatore turistico abilitato, entrambi viaggiatori instancabili, compagni nella vita, e nelle avventure lavorative.
L’obiettivo è quello di utilizzare questa nuova struttura non solo a scopo ricettivo, ma anche sfruttare i suoi spazi comuni per attuare un folto programma di attività culturali e fotografiche. OTTO Gallery propone artisti ed opere di alto livello qualitativo, sia emergenti che professionisti, che possano essere di forte impatto anche per gli ospiti che soggiornano nelle camere. 
Nella scelta delle opere da esporre la fotografia è la protagonista, nelle sue svariate accezioni: da lavori più classici, a interpretazioni più creative e multimediali”.

La mostra sarà visitabile su prenotazione dal 7 luglio al 30 settembre 2022, dalle 12.00 alle 20.00, negli spazi espositivi di OTTO Gallery.

Per saperne di più: https://www.deepbluemedia.eu/story/mostra-giorgio/

Info e prenotazioni: [email protected] oppure: +39 375 5790 929

Inaugurazione il 7 luglio alle 16.00

gocce
gocce

“Le gocce viste da sotto”
Se ogni sport ha la sua Mecca – Wimbledon per il tennis, Indianapolis per i motori, Plymouth per la vela – non si può negare che per il nuoto Budapest, in ambito internazionale, e Riccione, per l’Italia, siano i templi ufficiali della disciplina.
La piscina coperta dello Stadio del Nuoto romagnolo fino a pochi anni fa aveva una luce particolare, oggi cambiata con il nuovo allestimento delle vetrate. Questa luce al mattino, soprattutto durante i campionati invernali e primaverili, illuminava le prime due corsie in maniera unica, permettendomi di scattare negli anni foto molto particolari a cui sono ancora molto affezionato.
In questa foto scattata nel marzo del 2012, durante gli Assoluti Primaverili, la messa a fuoco si è fermata sulla superficie, increspata dalle prime gocce d’acqua, dando vita ad un risultato inaspettato.

parentesi
parentesi

“Parentesi olimpiche”
L’esperienza è quella cosa che ti consente di automatizzare alcuni aspetti dello scatto e di curarne altri. Nel tempo sono passato dall’apprezzare la capacità di fermare il momento topico alla capacità di comporlo con uno sfondo significativo, oppure totalmente neutro.
Quando sei alle Olimpiadi come fotografo hai un solo obiettivo: portare a casa lo scatto ambientato con i Cinque Cerchi. E’ lo scatto che tutti cercano con il simbolo più famoso del mondo.
A Londra, durante le Olimpiadi del 2012, ho avuto l’opportunità di mettere insieme il momento, lo sfondo e aggiungere la ricerca di un mosso simmetrico.

bolle
bolle

“Ma tu le sai fare le bolle col naso?”
Federica Pellegrini è stata senza alcun dubbio la più forte atleta azzurra nella storia del nuoto. La Divina del Nuoto.
La mia carriera ha percorso una strada vicina alla sua, con parecchi incroci, in momenti importanti. Nel mio archivio ho più di 15.000 scatti in cui lei è la protagonista assoluta. Escludendo il momento in cui si infila il costume, penso di aver fotografato davvero ogni istante delle sue gare, imparando a conoscerle nel dettaglio e potendone scegliere i momenti salienti.
Questa foto, scattata a dicembre 2010 a Dubai, durante i Mondiali di Vasca Corta, è stata affissa in un manifesto di 20 metri all’ingresso della piscina temporanea allestita nel WFCU Centre di Windsor, in Canada, in occasione dei Mondiali di Vasca Corta del 2016.
Quando sono arrivato sul posto non ne ero al corrente: mi è quasi preso un colpo!

testa
testa

“Le Olimpiadi sono una questione di testa”
Tania Cagnotto è stata un’altra grande protagonista delle discipline acquatiche negli ultimi anni.
In uno sport dove la Cina non ha rivali, la bolzanina figlia d’arte ha scritto pagine bellissime di storia olimpica. Dopo delusioni durissime da digerire per qualunque atleta, come il quarto posto a Londra 2012 per pochi centesimi, alle Olimpiadi di Rio 2016 ha finalmente portato a casa la medaglia olimpica che meritava e che mancava.
Gli strani segni sullo sfondo sono la soluzione rapida ed efficace ad un problema climatico occorso durante le Olimpiadi: nei giorni precedenti alla gara di Tania il vento aveva gonfiato il telone di sfondo alla torre dei tuffi della Barra de Tijuca, staccandosi e lasciando a vista del mondo intero una terribile scaletta arrugginita. Quegli strani triangoli non sono altro che buchi fatti artigianalmente per evitare che il nuovo fondale di PVC prendesse letteralmente il volo alle spalle degli atleti.

mexico
mexico

“Due aquile ed un serpente: Que Viva Mexico!”
Negli ultimi anni i LED wall sono diventati i protagonisti delle “Venue” dei Campionati a cui partecipo. Croce e delizia di ogni fotografo richiedono molta pazienza e gestione tecnica della luce, ma consentono dei bellissimi scatti ambientati come questo, dove la sincronette messicana sembra volare accanto all’aquila simbolo del suo Paese.
A onor del vero per ottenere questo scatto ho dovuto combattere con una emissione di luce talmente potente e colorata da falsare esposizione e bilanciamento del bianco automatico (oltre a creare spesso, a causa del tempo refresh, orribili bande nere trasversali), ma la pazienza è stata premiata e l’avere eseguito una raffica di scatti mi ha consentito di ottenere il risultato sperato.

mascotte
mascotte

“Mascotte incomprese”
Le mascotte sono da molto tempo compagne dei loghi nell’identificazione visiva di un evento. Ancora di più di un evento sportivo.
Alcune sono interessanti, anche divertenti, altre non raggiungono lo scopo. Diva, la rana mascotte dei Campionati Mondiali di Roma 2009, appartiene, secondo me, alla seconda categoria. Nonostante il suo peluche fosse andato letteralmente a ruba (di notte svaligiarono il deposito) sono pochi a ricordarla, a differenza dello Stadio del Nuoto, dove questo ritratto ambientato di Tania Cagnotto è stato scattato, che in quei giorni afosi si impresse nella memoria di tutti coloro che avevano avuto la fortuna di partecipare allo spettacolo.

luci
luci

“Luci della ribalta”
Il nuoto sincronizzato (synchro per gli addetti ai lavori, da poco tempo rinominato nuoto artistico per iniziativa del presidente del CIO, Thomas Bach) da sempre ha una componente fastosa negli accessori. Costumi e rigide acconciature che devono resistere all’acqua vengono sapientemente arricchite a mano, da madri, compagne di squadra, allenatrici, che applicano, paillettes su paillettes, colori sgargianti, spesso complementari e con contrasti alti. Un po’ kitsch, ma di effetto, specialmente in acqua.
Nel 2008, in occasione del III FINA Trophy tenutosi a Madrid, la fortissima squadra spagnola è andata oltre: ha inserito nel costume dei LED luminosi, che nella zoomata hanno lasciato delle piccole scie.

fotografo
fotografo

“Quando pensi di aver capito che fotografo sei”
Essendo io daltonico, preferisco fare foto a colori. Lo so che è un controsenso, ma è raro che mi piacciano le foto in bianco e nero. Anche se non so chi preferire tra Salgado e Steve McCurry, penso sempre che il B/N sia un po’ il rifugio di chi non sa ammaestrare il colore. Nonostante ciò ci sono alcune immagini che si esprimono al massimo del loro potenziale in bicromia.
A Gwangju, oscura metropoli coreana sede del Mondiale di Nuoto del 2019, mentre lavoravo gli scatti del giorno, mi sono rivolto al mio collega vicino di scrivania nel Media Centre e gli ho detto: “pensa che c’è anche chi lavorerebbe foto di questo genere in bianco e nero!” . Poi, per gioco, ho premuto il tasto B/N di Camera Raw ed ecco il risultato!

nero
nero

“Su questo mare nero come il petrolio”
Mi piacciono molto le foto all’infrarosso. L’acqua diventa nera, assorbe proprio la radiazione rossa e non rimanda indietro niente. Con la messa a fuoco della reflex però nasce un problema, perché con il filtro infrarosso davanti all’obiettivo non si vede nulla, ma si risolve utilizzando il live view o ancora meglio una mirrorless. Lo scatto della squadra cinese di nuoto artistico non è eseguita all’infrarosso, ma è stata editata per raggiungere quasi gli stessi risultati che avrei potuto ottenere con l’utilizzo di un filtro infrarosso.

numeri
numeri

“Avere i numeri”
Le manifestazioni sportive non iniziano al via e non finiscono all’arrivo. Ormai siamo sommersi da post partita, interviste, zone miste, flash quotes e conferenze stampa, spesso piene di banali dichiarazioni standardizzate. E’ prima della gara che si respira la vera tensione, quando ogni atleta crea la sua personalissima liturgia da seguire, un mix di scaramanzia e ricerca della concentrazione. A questi momenti seguono i passaggi obbligati previsti dal regolamento, anch’essi figli di un preciso cerimoniale. La punzonatura nel nuoto di fondo è il penultimo atto prima della gara: tutti gli atleti vengono dotati di numero di iscrizione sia sulle spalle che sulle mani. Dopo è il momento di scendere verso l’acqua ed affrontare la gara.

mai
mai

“La foto che non potrete fare mai più”
In tutti gli sport si cercano formule nuove, ad alto contenuto spettacolare, per attrarre l’attenzione di un
pubblico in cerca di “nuove emozioni”. Nascono così delle gare diverse che possano attrarre maggiormente il pubblico, dando vita a discipline a volte del tutto nuove (come Beach Volley, BMX, arrampicata sportiva…).
Nel tempo nei tuffi sono state inserite la gara sincronizzata, poi quella a squadre e, dal 2015, quella di tuffi sincronizzati misti. In questa gara la coppia di atleti si tuffa contemporaneamente e il risultato visivo è interessante, ancor di più quando i due atleti facevano il tuffo ‘incrociato’, ovvero la stessa tipologia di tuffo, ma uno in avanti e l’altro all’indietro. Purtroppo durante questo tuffo si perdeva la sincronizzazione tra gli atleti, rendendo complicato il giudizio finale, e si è deciso di eliminarlo, quindi questa è una foto che non sarà più possibile realizzare.

lei
lei

“La storia siamo noi. O meglio: è lei”
Il nuoto è la mia storia, piccola e collaterale a quella con la S maiuscola. Quella scritta dagli Eroi e dalle loro gesta. Federica Pellegrini, forse per il suo nome di battesimo, è la “Stupor Mundi” del nuoto italiano. La mia fortuna è stata di quella di essere uno dei cronisti di questo magnifico periodo ‘Federiciano’. Tra le molte
gesta da lei compiute, è stata la prima azzurra a stabilire un record del mondo in una piscina italiana. Erano gli Assoluti Primaverili di Nuoto del 2009 ed ovviamente eravamo a Riccione.

maya
maya

“Il velo di Maya”
I Giochi Olimpici sono il punto di arrivo di ogni atleta. E di ogni fotografo sportivo. Arrivarci non è facile, perché il numero di operatori dei media è abbastanza limitato e viene stabilito con almeno un paio di anni di anticipo. Per partecipare alle finali del nuoto, oltre all’accredito, che per quei 15 giorni è il tuo documento di riconoscimento, occorre anche avere i biglietti dedicati. La Pallanuoto invece, pur essendo sport olimpico fin dall’inizio dei giochi, non ha grandi richieste. Nel 2008 a Pechino per l’inaspettata finale maschile Ungheria – USA eravamo in pochi a seguire la partita e questo mi ha permesso di avere una bella postazione sul piano vasca. Come sanno anche i bambini, se spingete una palla sott’acqua, quella tornerà su in maniera esplosiva, creando figure d’acqua sempre diverse. Se invece la tirate, prima affonderà per gravità e poi rimbalzerà fuori. A metà tra questi due momenti nasce uno schizzo, spesso un velo d’acqua. A Pechino il rimbalzo è venuto proprio bene.

rocks
rocks

“Swimming on the rocks”
Ancora Riccione.
La piscina coperta dello Stadio del Nuoto romagnolo fino a pochi anni fa aveva una luce particolare, oggi cambiata con il nuovo allestimento delle vetrate. Questa luce al mattino, soprattutto durante i campionati invernali e primaverili, illuminava le prime due corsie in maniera unica, permettendomi di scattare negli anni foto molto particolari a cui sono ancora molto affezionato.
Il sole che filtra nell’impianto sbatte sul fondo della vasca e mi regala questa foto, con il soggetto va in ombra e la luce che rimbalza e si frammenta in milioni di schegge di ghiaccio.

zebre
zebre

“Zebre giapponesi”
Le zebre, intese come ungulati africani, hanno l’abitudine di incrociare i colli e le teste per poter controllare eventuali pericoli l’una alle spalle dell’altra. Il duo giapponese composto da Inui Yukiko e Yoshida Megumu sembra avere adottato la stessa tattica ai Campionati Mondiali di Gwangju del 2019. Ma forse non hanno
controllato tutto benissimo perché la medaglia gli è sfuggita per un solo punto.

architettura
architettura

“Di Architettura e di Forme”
Lanciarsi da 27 metri, a oltre 80km all’ora ed entrare in acqua senza farsi male: una descrizione molto semplificata dell’High Diving, i tuffi dalle grandi altezze.
Nata come specialità per pazzi scatenati che si esibivano nei circhi e nei parchi acquatici è diventata rapidamente una sfida tra pochi eletti ma molti spettatori. La Red Bull ha costruito uno spettacolare circuito nei luoghi più suggestivi del mondo. La FINA, Federazione Mondiali degli Sport Acquatici, ha fatto sua la lezione. In breve tempo entrambe si sono rese conto che la caratteristica più attraente dell’High Diving, aldilà della prova di coraggio, riguarda la bellezza o la particolarità dello sfondo.
Yas Marina, sede del Gran Premio di Formula 1 di Abu Dhabi, è dominata dallo Yas Hotel, meraviglia architettonica dello studio Asymptote Architecture. La sua struttura è lo sfondo pattern perfetto per accogliere una forma contrastante a rompere la ripetizione.

leggero
leggero

“Un leggero mal di testa”
La pallanuoto è uno sport duro. Secondo alcuni, il più tosto di tutti. Anche se risulta difficile testimoniare il contrario.
Sono passate alla storia le foto della partita URSS – Ungheria del 1956, ribattezzata il “Bagno di sangue”, disputatasi alle Olimpiadi di Melbourne poco dopo l’invasione dell’Ungheria da parte dei sovietici: uno scontro epico, narrato anche nel documentario di Lucy Liu e Quentin Tarantino Freedom&Fury del 2006,
realizzato per commemorare i cinquanta anni dell’evento.
La piscina arrossata dal sangue nella pallanuoto non rappresenta un evento rarissimo. Durante le partite capita che parta qualche colpo proibito e a farne le spese comunemente sono i giocatori più ‘leggeri’. E spesso le squadre asiatiche non sono costituite da “nuotatori di sumo”.

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